Questa volta senza preamboli, senza ouverture, dritti al nocciolo.
Avete mai fatto caso alla parola ‘cestinare’?
Io no. Non fa parte del mio repertorio abituale.
Il cestino sì, è un’icona che ormai il cervello riconosce in automatico e il suono di quando si svuota è diventato intimamente familiare.
Ma la parola no.
Io cancello, io elimino, io tolgo. Io non cestino.
Poi capita che queste parole ‘tappezzeria’ siano accomunate ad altre e facciano scattare la serratura. Si apre una porta, si modifica il punto di vista: luce, motore, azione! Ed eccole che prendono forma, acquisiscono significato e potere, vita propria e conseguenze, le quali si scaricano irruenti a pochi centimetri dagli alluci. Che in automatico si ritirano di quel che possono, per non rimanervi schiacciati sotto.
Perchè sono pesanti queste parole… e repellenti.
Cestinare significa: gettare nel cestino della cartastraccia.
E cartastraccia significa: carta rozza, utile solo per avvolgere, di pessima qualità, di nessun valore.
Quindi, tutto ciò che cestiniamo è pari ad una cosa senza importanza. Una cosa a cui non diamo pregio, una cosa che non stimiamo, una cosa che finirà distrutta, disintegrata, dimenticata.
E ancora peggio, per i più, quelli che non vanno a rileggere i significati letterali delle parole ma si limitano all’uso comune, tutto ciò che viene cestinato, finisce nell’immondizia. Perchè il cestino è la pattumiera e nella pattumiera ci sta lo scarto, l’inutile, lo sporco.
Così ritorno alla domanda iniziale: avete mai fatto caso alla parola ‘cestinare’?
Io no. Non rientrava nel mio lessico usuale. E mentre lo ripenso i miei alluci si gelano automaticamente.
Quante volte ho cestinato? Una moltitudine. E che cosa? Oggetti, parole, gesti. E quante volte i miei piedi hanno tremato? E quante volte sono stati centrati in pieno e quante volte invece l’hanno scampata? E io quante non mi sono accorta del colpo?
Li ridistendo. Mi ridistendo. Fisso un punto lontano, mezza altezza verso destra. A sinistra, in alto, si guarda quando si ricorda ma questa è un’altra storia. No panico. Cestinare. Ora l’ho registrata. Non solo più i miei alluci: ora il cervello, la memoria, me stessa la riconosce.