Della principessa che si fece tartaruga

In un paese non tanto lontano, fra il fiume e le montagne, viveva una graziosa principessa al passo coi tempi. Ella era un vulcano in attività: faceva, disfava, ricuciva, riorganizzava, partiva e tornava. Era sempre in movimento, fra un orologio e una sveglia. Scansava i secondi, doppiava i muniti, dribblava le ore, e tutto questo perché era convinta che il giorno durasse troppo poco, per tutto quello che c’era da fare! Poi, una grigia mattina d’inverno iniziò a sentirsi un po’ stanca, e così la mattina dopo e dopo ancora, finchè tutto quel accelerare o decelerare non le riuscì più così naturale. Decise allora, scetticamente, di interpellare il grande albero, di cui molto aveva sentito parlare: forse lui veramente l’avrebbe aiutata a tornare quella di prima. La risposta che ottenne, come sempre in questi casi, fu piuttosto ambigua. Capì solamente che doveva imparare a vivere secondo il tempo naturale e non secondo il tempo degli uomini. Osservare gli animali, ecco il segreto, ed imparare. Scelse come guida il ghepardo. Potente, sinuoso, scattante. Si mise all’opera ma la sua agilità non era al pari e così si ritrovò più provata di prima. Si ispirò allora al levriero, elegante e veloce. Anche in questo caso la sua corsa non era al pari e si ritrovò nuovamente stremata. Forse il colibrì, delicato ma saettante poteva ispirarla. Purtroppo anche il frullare d’ali non coincideva con il suo movimento, portandole più disastri che successi. Arrabbiata e contrariata, prese al volo la sua utilitaria per arrivare alla quercia più in fretta e dirgliene quattro quando, riaggiustando lo specchietto retrovisore, la vide. O meglio si vide. Vide il suo viso sovrapposto a quella di una placida tartaruga che le sorrideva. Una grossa e lenta tartaruga di quelle che vivono su quell’isola di cui nessuno ha ancora imparato l’accento giusto. E di colpo capì. Capì che non era la velocità a dover inseguire perché ormai non le era più congeniale. Piuttosto la consapevolezza del tempo le avrebbe permesso di fare: senza rompere, inciampare, scorticarsi, arrancare. E fu così che la principessa si trasformò in tartaruga, lasciando alla torta tutto il tempo per lievitare, all’aceto tutto il tempo di bollire per essere efficace, al fiato tutto il tempo di farsi per correre sul serio.

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