Mi piace guardarlo quando non se ne accorge. L’angolazione migliore è quando mi dà la schiena. Osservo la nuca, la curva delle spalle, l’arco delle gambe. Lo spazio che occupa, il modo di porsi. Soprattutto se sta interagendo con altri. Ascoltare la voce alla quale non mi sono proprio ancora abituata del tutto, le parole che sceglie, i concetti che esprime. Rendermi conto di quali siano i suoi pensieri, perchè di pensieri è pieno, e i suoi ragionamenti, seppur a volte così diversi dai miei.
E gioire di fronte alle capacità che ha e al fatto che piano piano se ne stia rendendo conto anche lui .
Non ho bisogno di guardarlo negli occhi e soprattutto non ho bisogno che lui sappia che lo sto guardando. Anzi. A volte è meglio così. Che si senta libero, assolutamente libero di essere come vuole, senza nessuna interferenza. Conscia o inconscia. Non ho mai pensato fosse una cosa mia e a volte pago per questo. Ma lo preferisco alla fine della fiera. Ho seminato perchè fosse così, perchè diventasse così. Ci sarà il tempo per voltarsi di nuovo. Perchè si volterà di nuovo, e poi di nuovo, ad intervalli, magari sempre più lunghi, ma si volterà ancora. E lì mi troverà, a guardarlo. La nuca, le spalle, le gambe, lo spazio che occuperà, l’uomo che sarà.
(Sabato il Grande ha dimostrato al mondo, al piccolo mondo nel quale viviamo, quanto stia crescendo. Un gesto, anzi due, gesti semplici. Ma non è stato il risultato che ha ottenuto che mi ha colpito. E’ stato il modo in cui ha deciso di ottenerlo che ha fatto decisamente la differenza.)
– Figlio è un essere che Dio ci ha prestato… E’ stato solo un prestito… Il più grande e meraviglioso prestito – Josè Saramago







